FASCITE PLANTARE:
- alessiofacchini198
- 17 set 2023
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 3 mar 2024
Buona parte dei pazienti che si rivolgono al medico o al fisioterapista per un dolore al tallone, soffrono di questo problema.
In questo articolo spiegherò in breve:
Cos'è la fascia plantare e quali sono le sue funzioni:
Parliamo di una struttura di tessuto connettivo tesa come una corda tra il calcagno, che si trova nella parte posteriore del piede, ed i metatarsi, cioé le ossa che precedono più avanti quelle delle dita. Ci è possibile tastarla facilmente massaggiandoci la pianta del piede.

Le sue funzioni (durante il cammino, la corsa o altre tipologie di movimento) sono:
sostenere l'arco plantare dandogli la giusta rigidità e stabilità;
ammortizzare il piede assorbendo le sollecitazioni e gli urti;
ottimizzare la funzionalità del piede permettendo di mantenendone la parte centrale (mesopiede) flessibile mentre la forza esercitata dai muscoli sul suolo viene trasferita alla parte posteriore (retropiede);
La diagnosi:
Chi soffre di fascite plantare incontra difficoltà a camminare o a fare attività prolungata.
Tipicamente il tipo di dolore descritto ha queste caratteristiche:
si presenta sempre dopo una fase statica prolungata, ad esempio la mattina quando ci si alza dal letto, oppure ricominciando a camminare dopo essere stati seduti a lungo;
tende inizialmente a diminuire o scomparire con la prosecuzione del movimento o dei passi;
durante la giornata aumenta o ricompare stando in piedi a lungo o camminando molto;
peggiora durante o dopo un'attività motoria intensa ed in carico (correndo, saltando, ecc.);
Anche la localizzazione dei sintomi è importante per fare una prima diagnosi. La zona maggiormente percepita come dolente è la parte interna della pianta del piede, vicino al tallone.
Un test iniziale importante consiste in una pressione precisa in quel punto. Se fa male è probabile che si tratti di fascite plantare.

In caso di dubbi potrebbero essere prescritti alcuni approfondimenti con esami strumentali:
ecografia: serve a rilevare l'eventuale stato di infiammazione della fascia o il suo aumento di spessore;
radiografia: utile ad escludere lesioni ossee nel caso in cui ci siano stati traumi recenti o a vedere se sono presenti anomalie ossee (come uno sperone calcaneare);
risonanza magnetica: è indicata per la diagnosi ma è anche costosa e spesso non necessaria;
Cause e fattori di rischio:
Alla base di questa patologia ci possono essere condizioni di alterata meccanica della gamba e del piede che rendono il cammino o la corsa non corretti provocando un carico maggiore sul piede e sulla fascia.
Le anomalie meccaniche più frequentemente riscontrate sono:
limitazione della possibilità di movimento della caviglia verso l'alto per rigidità articolare o accorciamento dei muscoli del polpaccio (più del 80% dei casi);
piede piatto (cioè scarsa o assente presenza dell'arco plantare);
Altri fattori predisponenti possono essere:
età superiore a 45 anni;
sovrappeso ed obesità;
genetica (le caratteristiche del tessuto connettivo della fascia sono in parte soggettive);
abitudini e stile di vita;
utilizzo costante di calzature non ergonomiche;
presenza di sperone calcaneare o disturbi nervosi a livello del piede;
Come curarla:
La scelta più indicata per la cura della fascite plantare è il trattamento conservativo (ovvero non chirurgico).
La diminuzione del dolore e la scomparsa della sintomatologia possono richiedere un periodo che varia dalle 6-8 settimane ai 6 mesi (nel 70-80% dei casi totali).
Quando a distanza di 6 mesi l'approccio conservativo non ha avuto successo, si prende in considerazione l'opzione della chirurgia (10% dei casi circa).
L'approccio conservativo agisce su più livelli attraverso:
fisioterapia;
ortesi e tutori;
terapia farmacologica;

Inizialmente l'obiettivo è quello di ottenere la diminuzione del dolore.
Si utilizza la terapia manuale fatta con il Fisioterapista e la di affianca ad esercizi di stretching che vengono insegnati al paziente per essere ripetuti frequentemente in autonomia.
Lo scopo è ripristinare le normali capacità di allungamento dei tessuti e la mobilità completa delle articolazioni.
In questa fase, per dare supporto all'arco plantare e migliorare l'appoggio del piede, posso essere utili ortesi (come plantari o talloniere in silicone o plastica) o bendaggi (semi-rigidi o taping).
In alcune fasi del trattamento, per velocizzare o migliorare la guarigione dei tessuti, si somministrano alcune terapie strumentali. Quella maggiormente prescritta dagli specialisti per la fascite è l'onda d'urto, mentre più raramente si utilizzano tecarterapia, laserterapia o ultrasuoni.

Una volta ottenuta la diminuzione del dolore, è utile completare il percorso procedendo con il rinforzo muscolare con esercizi specifici (anche in questo caso posso essere appresi dal paziente e ripetuti in modo autonomo).
La somministrazione di farmaci a livello locale (es. infiltrazioni) risulta utile per la gestione del dolore a breve-medio termine.
Gli studi scientifici non la indicano però come risolutiva o esente da controindicazioni. Deve perciò essere presa in considerazione di caso in caso e solo dopo una corretta valutazione medico-specialistica.
Lo stesso ragionamento è valido per i FANS e le altre tipologie di farmaci assumibili per via orale.
Se invece vuoi farmi ulteriori domande non esitare a contattarmi con il modulo qua sotto!
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