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DISCOPATIE e mal di schiena:

  • Immagine del redattore: alessiofacchini198
    alessiofacchini198
  • 4 gen 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 3 mar 2024

Molto spesso i referti di esami strumentali (come Radiografie o Risonanze Magnetiche) fatti per problemi alla schiena indicano la presenza di sofferenze discali in varie forme e con diversi livelli di gravità. Questo tipo di problematiche però non sempre è facile da interpretare perché non ne si conoscono bene il significato oppure le cause.


Con questo articolo tenteró di fare un po' di chiarezza sull'argomento.


 

Struttura e funzione dei dischi:


I dischi intervertebrali sono le strutture fibro-cartilaginee che si trovano tra una vertebra e l'altra.


La loro funzione all'interno della colonna è di:

  • ammortizzare i carichi;

  • favorire una mobilità parziale tra un segmento osseo e l'altro;


dischi colonna vertebrale

Ogni disco è formato da due parti:

  • anello fibroso: costituito da diversi strati concentrici di materiale resistente ed elastico, ne costituisce l'involucro esterno;

  • nucleo polposo: si trova al centro ed ha una consistenza molle e simile alla gelatina;


Grazie alla loro duplice struttura, i dischi intervertebrali sono deformabili ed adattabili ai movimenti ed alle sollecitazioni ricevute dalla colonna.


 

Meccanica in relazione al movimento:


Quando la schiena si piega in avanti il nucleo si sposta in direzione posteriore deformando il disco (diminuzione del volume anteriore ed aumento di quello posteriore) in modo da favorire la flessione. Una compensazione analoga avviene anche muovendo la colonna in altre direzioni come estensione (direzione posteriore), inclinazione o rotazione (verso destra o sinistra) oppure nei vari movimenti combinati.


La forza con cui il nucleo viene spinto nella direzione opposta presa dalla colonna varia in funzione del livello di pressione esercitata sul disco.


Per questo motivo in tutte fasi "attive" della giornata (e non nello spostamento di oggetti pesanti o ingombranti) è molto importante avere abitudini di movimento corrette per ridurre i carichi sulla schiena.


mal di schiena

Le dovute attenzioni andrebbero estese però anche alle fasi "statiche" della giornata (soprattutto se prolungate o abituali). Osservando ad esempio il grafico che segue, si può intuire facilmente che perfino alcune posizioni di riposo (come stare sdraiati o seduti) risultano in realtà sollecitanti per la schiena e che l'intensità con cui ciò avviene varia a seconda della postura.


carichi schiena


Usura dei dischi, protrusioni ed ernie:

La continua ed intensa pressione interna creata dalla spinta del nucleo polposo sull'anello fibroso a lungo andare può dare origine ad una lesione del disco.


La formazione di una protrusione, ovvero di una sporgenza sul perimetro esterno del disco, indica un grado iniziale o intermedio di gravità.


compressione disco

Quando invece avviene la lesione completa dell'anello e la fuoriuscita di parte del nucleo si ha una vera e propria ernia.


La principale complicanza creata dalla presenza di protrusioni o di ernie consiste nella possibilità che si crei una sindrome radicolare causata dalla compressione delle radici nervose che si trovano in prossimità dei dischi. Questa eventualità, anche se non sempre scontata, può risultare molto intensa e sgradevole.


degenerazione dischi

Nell'immagine precedente potete invece osservare il fenomeno della degenerazione discale (oltre che vertebrale).


La perdita di spessore e consistenza dei dischi può essere il risultato di:

  • un fenomeno fisiologico e naturale dovuto all'invecchiamento (dove alla normale usura si somma una progressiva riduzione dello stato di idratazione dei tessuti);

  • condizioni di elevato stress meccanico (progressione rapida e patologica);


Perciò, nell'interpretazione di un esame strumentale diagnostico, bisognerebbe avere atteggiamento equilibrato. La valutazione di normalità o patologia dovrebbe basarsi criteri come:

  • quale sia il contesto fisico generale del soggetto;

  • le sue abitudini, la sua storia e i fattori di rischio;

  • lo stato di avanzamento della problematica specifica in rapporto all'età;



rx


Prevenire è meglio che curare:


Quando il danno ormai è fatto, difficilmente si può tornare indietro. Infatti, lesioni ed usura precoce dei dischi intervertebrali raramente sono risultato un unico episodio, ma più spesso di abitudini sbagliate e ripetute nel tempo!


Perciò, anche a costo di essere scontato, ritengo utile elencare le indicazioni utili a prevenire questo tipo di problematica:

  • evitare, se possibile, l'eccessiva ripetizione di movimenti in un'unica direzione (ad esempio la flessione continua della schiena);

  • nel sollevare un oggetto o un peso da terra, è fondamentale piegare le gambe e mantenere la schiena dritta;

  • sapendo di dover spostare qualcosa di impegnativo, premunirsi indossando eventualmente supporti adeguati;

  • mantenere sempre i carichi ben distribuiti e vicini al tronco;

  • sottrarsi alle posture prolungate facendo delle pause e cercando di cambiare spesso la propria posizione;

  • curare l'ergonomia;


Altre scelte corrette possono essere:

  • cercare di ridurre o di tenere sotto controllo il peso corporeo;

  • ridurre la sedentarietà e ricominciare gradualmente a fare attività fisica;

  • migliorare il tono della muscolatura di sostegno del tronco;

  • idratarsi regolarmente;

  • evitare abitudini dannose come consumo regolare di fumo o alcolici;


 

Approccio terapeutico alle patologie discali:


Negli ultimi anni si è assistito ad un sempre minor utilizzo della chirurgia per la cura delle problematiche discali. Nei soggetti sottoposti in passato ad interventi invasivi non si è osservata una riduzione apprezzabile del rischio di recidive (cioè del ripetersi o della prosecuzione della problematica) .


Ad oggi l'intervento chirurgico viene quindi preso in considerazione solo in percentuali minori di pazienti in condizioni gravi o che persistono nel tempo nonostante le cure.


stretching

Il trattamento conservativo (ovvero non chirurgico) è l'indicazione più frequente da parte degli specialisti


Consiste in:

  • educazione del paziente: conoscenza delle corrette strategie comportamentali e di gestione del dolore;

  • esercizio terapeutico: apprendimento e ripetizione costante di esercizi da parte del paziente (adeguati ad ogni fase della patologia);

  • fisioterapia: trattamento manuale o strumentale (se necessario) ed addestramento del paziente nei due punti precedenti fase per fase;

  • terapia farmacologica e/o infiltrativa (es. ozonoterapia) allo scopo di tenere sotto controllo il dolore e favorire parallelamente le altre strategie di cura;



 

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